A Codogno contagi zero. Forse l’isolamento rigoroso ha avuto un qualche effetto, come dice il sindaco di quel centro. A proposito di sguardi alle cose buone accadute in altre parti d’Italia, non bisogna lasciarsi prendere da un pregiudizio infondato, dal “pregiudizio dell’altrove” – come l’ha definito Paolo Giordano sul Corriere della Sera di due giorni fa. Non dobbiamo immaginare che noi siamo altra cosa. Il pregiudizio che altrove qualcosa accada e da noi no, è esso stesso una malattia. Possiamo farcela, e la progressione del virus dipende anche dalla capacità di prendere il meglio delle esperienze altrui.
“Guardare con lucidità a chi ci precede è quindi lo strumento più efficace in nostro potere per attenuare l’urto della CoViD-19, e non farci trovare scomposti al suo arrivo più massiccio. Roma, adesso, dovrebbe guardare a Milano, proprio come l’Italia e il resto del mondo avrebbero dovuto guardare più seriamente alla Cina due mesi fa” , specifica Paolo Giordano.
“Quindi non è «se» arriva, né «dove». È «quando» e «come». Questo pensiero genera panico? Tutt’altro. È un pensiero che genera prevenzione, la sola cosa di cui dovremmo preoccuparci da giorni”.
Si tratta di guadagnare tempo per diminuire l’impatto dell’epidemia per consentire alla sanità di attrezzarsi per gestire la situazione con ogni risorsa utile. “Non stiamo scappando in disordine dall’eruzione di un vulcano. Stiamo, tutti insieme, frenando l’avanzata di qualcosa”, dice l’autore de “La solitudine dei numeri primi”.
Quindi, in questa circostanza ogni propaganda politica appare fuori luogo: qui non vince e non perde nessuno, qui c’è in ballo la vita della gente. Bisogna meditare sull’esempio di Codogno o di Vò (cittadine rinchiusasi contro il virus e ora sulla strada della ripresa). E se necessario, seguire il loro esempio.